giovedì 3 luglio 2008

Il papa vero

Il papa vero nasce sul greto dello styron river fra sassi e sterco di formica. Subliminado la visione mistica, è importante sapere che esso si crede una margherita. La polimorfia delle sue ombre che si stagliano come macigni sulle oscure terre ci ricorda che l'alba del mecenatismo è alle porte. Certo che se i papa veri fossero più, metaforicamente parlando, delle mere piante è appena il caso di sottolineare che la diatriba fra le due fazioni sarebbe meno violenta. Non so se nel futuro ci saranno ancora siffatti fiori, non so nemmeno se nel futuro ci sarò io, ma nel momento in cui scrivo (ore 12.06 del 03 luglio 2008) tali esseri sono vivi e presenti nelle nostre amate terre. Sinallagmando e per il combinato disposto del teorema di Giuclide e della sinapsi di Giulio possiamo certamente affermare che, benchè la patata non abbia spigoli, il papa vero è un fiore delicato. Tanto delicato che al solo bisbigliare è possibile che qualche petalo cada, ma per ogni petalo che cade un nuovo papa vero nasce in un' altra parte dello Styron River. Quest'ultima è una leggenda Maya scritta da re Miroslav nel 1358 alle ore 06.24 di una mattina piovosa ma non troppo.

mercoledì 2 luglio 2008

Ecatombe di verde pleonastico


Sembrerebbe strano che nel momento in cui scrivo sia ancora possibile ritrovarsi dispersi in una giungla oberata di verde. Eppure è sufficiente allontanarsi per pochi metri dalle nostre amate città di cemento per ritrovare una vegetazione infantile e puerpera. Difficile non perdere il lume della ragione quando, abbagliato dall'ignobile colore, ci si appresta a ritrovare la retta via. Allora ci si ferma a ragionare sul perchè l'albero che si scorge sulla destra dell'immagine sia proprio a destra e la natura non l'abbia collocato a sinistra, sul perchè il tronco tenda al marrone mentre le foglie al verde ma soprattutto perchè le foglie che si vedono nella foto sono 15.236 e non una di più o una di meno. Rapito da questi affascinanti interrogativi mi sono apprestato a ritornare tacitamente alla mia reggia che già l'ora del desinare era scoccata.